Sono felice per Miguel Àngel. L’ho conosciuto nella sua Buenos Aires. Era il 2014 e sembra già passata una vita. Ricordo che mi aspettò per un’ora o due, perché avevo sbagliato indirizzo e accumulato un clamoroso ritardo. Immaginavo di trovarlo innervosito – io lo sarei stato, al suo posto – e invece era lì, entusiasta nel raccontarmi il suo progetto di «Messa Jazz», nata grazie anche alla fiducia avuta dall’allora arcivescovo Jorge Mario Bergoglio. «Hay que tocar» – ossia: «bisogna suonare» -, disse al giovane batterista e compositore. La Messa Jazz è diventata realtà, coinvolge circa 60 tra musicisti e coristi. E, notizia fresca, sarà inserita nel programma del «Festival de la Juventud», all’interno della Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Panama nel gennaio del prossimo anno. Chissà se Miguel Àngel rivedrà Francesco. Glielo auguro di cuore, mentre ascolto la gioiosa salsa scritta da Miguel Àngel per il «Gloria». «Il Gloria es alegrìa»: inizia così il brano, all’interno della «Misa Jazz». E oggi c’è davvero da essere allegri.
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