Forky si crede spazzatura. In effetti, ha buone ragioni per pensarlo. Bonnie, una bambina al primo giorno d’asilo, lo ha costruito raccogliendo un cucchiaio-forchetta usa e getta e altri pezzi di scarto. Quel nuovo oggetto, Forky appunto, prende vita.
Una vita infelice, visto che si sente immondizia e solo tra i rifiuti trova una apparente serenità. Woody, compagno di scorribande dei primi Toy Story assieme all’astronauta Buzz Lightyear (verso l’infinito e oltre!), in questo nuovo film è ancora protagonista ma a modo suo. Cercando di convincere Forky a fare della propria esistenza un capolavoro.
Forky: Perché devo essere un giocattolo?
Woody: Tu non capisci quanto sei fortunato ad appartenere a un bambino!
Come nel libro della Genesi Adamo è creato dalla polvere e riceve il nome, e dunque l’amore, dal Creatore, così – o quantomeno in un modo simile – è per Forky, che deve andare oltre la propria fragilità costitutiva (senza negarla) per prendere consapevolezza di essere amato, e dunque importante per qualcuno. Quando è lontano, la piccola Bonnie è triste. Inconcepibile, per Forky. Ma la sua esistenza non è più usa e getta, ma pensata per il sempre.