Fanno finta di dire che i social network sono brutti, ma in realtà senza Facebook e Twitter non andrebbero da nessuna parte. Ne abbiamo sentite tante – troppe? – in questi ultimi anni, al punto da trasformare l’originalità in banalità. Rovazzi in “Tutto molto interessante” ironizza sull’uso smodato dei social (“il tuo profilo instagram è molto interessante. Selfie in casa, selfie al mare, selfie al ristorante”) e si ripete in “Mi fa volare” (“Questa grande convinzione che un mi piace può aiutare…”).
“L’esercito del selfie”, cantata tra gli altri da Arisa e Lorenzo Fragola, sottolinea che oramai “non abbiamo più contatti, soltanto like a un altro post”, ma con ogni probabilità la stragrande maggioranza del pubblico che ascolta quella canzone qualche oretta attaccata ai internet la passa. Lo stesso per il rapper Marracash e per la sua “Sindrome depressiva da social network” che usa termini forti su quella “illusione di avere amici e vite interessanti”. Anche il suo collega – più famoso – Stromae ha dedicato una canzone sulla dipendenza da Twitter, e nell’originale video fa capolino l’uccellino azzurro, che si trasforma in mostro capace di divorare l’esistenza degli esseri umani.
Una canzone che fa riflettere, quella di Stromae, che da twitter si è ritirato a fine 2015, con 2,45 milioni di follower. Ma tra gli altri, quelli che in sostanza dicono: “Che brutto twitter, che bella la vita vera”, c’è pure chi si è scattato selfie con la bocca a papera, per postarla con orgoglio sul proprio profilo social.