Ci siamo abituati alla rabbia che trova il suo sfogo sui social. Alle cattiverie nei confronti dei bambini che scappano dalla guerra, ancora no.
La notizia è questa: un noto parco divertimenti romagnolo decide di accogliere gratuitamente, in occasione dell’avvio della stagione, alcune famiglie ucraine ospitate nelle città vicine. A dover per forza criticare tutto, ci si potrebbe aggrappare al fatto che la beneficenza sarebbe carino non annunciarla con dichiarazioni alla stampa. Magari. In realtà, le testate giornalistiche che rilanciano la notizia sono assalite da chi ritiene i bimbi ucraini – proprio loro, quelli fuggiti dalle bombe – dei privilegiati. Raffaella parla di “razzismo” nei confronti dei bambini italiani. Francesca vorrebbe che “anche i bambini russi” avessero lo stesso trattamento, Alessia ricorda quando “i nostri figli hanno sofferto” quando il parco venne chiuso causa Covid. Per Simone “queste iniziative portano soltanto al rancore degli altri popoli che fanno sacrifici enormi per pagare un biglietto”, Emanuela lamenta il fatto che non ci siano ingressi gratuiti per le famiglie italiane in difficoltà: “Bene dare gioia al mondo, anche noi siamo il mondo”. “L’Italia è il Paese dei balocchi per gli altri, noi italiani possiamo anche crepare”, commenta Giovanna, e così via. Non sono profili fake, ma persone in carne ed ossa, e tra loro immaginiamo non poche mamme.
Poi ci sono quelli che cercano di spiegare che forse parlare di razzismo nei confronti degli italiani è un tantino esagerato, per un piccolo gesto nei confronti di chi, per colpa della guerra, ha perso la casa e gli affetti più cari. E che nessuno di noi – no, neanche chi è in difficoltà con il pagamento delle bollette – vorrebbe essere al posto di un bimbo di Kharkiv o Mariupol. Nemmeno Raffaella, Alessia, Simone e Giovanna, e chi sui social ha approfittato della guerra per stappare un’altra bottiglia di cinismo.