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PERCHÉ NON INSEGNO “LE ALTRE RELIGIONI” (MA VORREI FARLO)

Da insegnante di religione, giro generalmente alla larga da alcune delle accuse più polemiche che vengono mosse contro la stessa ora di religione. Certo, spesso e volentieri sono fendenti pieni di errori e pregiudizi, ma più che i dibattiti penso contino i fatti: dove c’è un buon insegnante, capace, non pedante o fazioso (e magari umile) sono gli stessi studenti – e le famiglie – a percepire l’importanza e le potenzialità di questa materia.
Vorrei però rispondere in questo articolo a una domanda, per nulla banale, che mi viene periodicamente rivolta da alcuni genitori. Ed è sostanzialmente questa: “Ok l’insegnamento della religione, ma non sarebbe meglio l’insegnamento delle altre religioni?”.

La mia risposta è no, e non per difendere un recinto o sventolare una bandiera. Aggiungo: mi piacerebbe, e – secondo quanto già previsto dalle linee guida dell’Insegnamento della religione cattolica! – già dedico alcune ore a Islam, Ebraismo e Induismo. Anche per il fatto, per nulla secondario, che la stessa religione cristiana non può fare a meno del dialogo. E per poter dialogare bisogna conoscere: anche per questo studiare l’Islam (e l’Induismo) non è solo importante: è fondamentale.

Vi chiedo però, adesso, di mettervi nei miei panni (e in quelli di altri insegnanti di religione)

1) “NON C’È TEMPO”. STAVOLTA È UNA SCUSA VALIDA

Quante sono le settimane del tempo-scuola? Più o meno 33 (come gli anni di Cristo!). Bene, con un’ora settimanale (alla scuola secondaria) ho 33 ore di lezione con ciascuna classe. E non parliamo di ore piene, perché tra cambio d’aula (non posso abbandonare la classe precedente se non arriva l’insegnante dell’ora successiva!), appello, qualche piccolo intoppo (che c’è sempre) e altro, avere 50 minuti è già grasso che cola.

  • Togliamo la prima ora dell’anno e l’ultima: impensabile fare lezione: siamo a 31
  • Togliamo almeno due lezioni nelle quali la classe è in uscita: 29
  • Togliamo i giorni nei quali è l’insegnante a essere in uscita con altre classi. L’anno scorso ho partecipato a 8 uscite, quindi la maggior parte delle mie classi non mi ha visto (spero non esultando!) per questo motivo almeno due volte: 27
  • Capitolo molto delicato: l’inserimento dell’insegnante di ora alternativa, o di studio assistito. Se la scuola ritarda con le nomine, può essere che per un lungo periodo l’insegnante di religione abbia anche i ragazzi che non si sono avvalsi dell’insegnamento della religione. Può essere che, nel rispetto delle loro scelte, prepari lezioni più ampie, magari legate all’attualità, ma più distanti dall’insegnamento. Almeno 5 lezioni possono saltare per questo motivo (per quanto riguarda la mia esperienza, sto arrotondando mooolto in difetto): 22.

Tranquilli, non arrivo a zero ore. Ma sono briciole, anche per una classe molto partecipativa e per un docente sempre presente, con zero assenze per malattie o permessi vari. Pensare che bastino per insegnare (anche) Ebraismo, Islam, Induismo, Buddismo, Taoismo e magari altre religioni è come ritenere che uno studente in un venti minuti possa leggere e conoscere i principali contenuti della Divina Commedia.

2) NON C’È PREPARAZIONE (E RIGUARDA TUTTI)

Davvero non potevo chiedere di più dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose, che mi ha offerto un corso sull’Islam e uno sull’Induismo, più tanti altri che hanno toccato trasversalmente le varie fedi. Tra l’altro, ho incontrato professori competenti e appassionati. Ma – lo dico con dispiacere – non basta per ritenermi esperto di Islam né di Induismo. C’è sempre tempo per studiare ancora, per informarsi, per crescere. Ma non diventeremo mai tuttologi. E, nel caso dell’insegnamento di altre religioni, è molto alto il rischio di un effetto “Occidentali’s Karma”, ossia di maltrattare contenuti e concetti profondi, mettendoli in un calderone (ricordate? “Lezioni di Nirvana/ C’è Buddha in fila indiana”). Non ci si può accontentare della paginetta del libro di testo, che sintetizza secoli di storia in poche righe.

L’altro aspetto è relativo alla preparazione degli studenti. Perché non è giusto costringerli a passi più lunghi della gamba. Chiamandosi “Insegnamento della religione cattolica”, ce la sentiamo di far leggere un mito del Rgveda a chi non sa cosa sia il vangelo? (potrei elencare alcuni scivoloni raccolti quest’anno, ma non voglio sbeffeggiare – neppure indirettamente – i miei studenti).

3) QUALI RELIGIONI?

Un caro amico, Martino Ghielmi, fondatore di vadoinafrica.com, mi ha messo spalle al muro: perché, mi ha chiesto, a scuola non si parla di religioni africane? Già, perché? Non lo so. Non è vietato, anzi. Ammetto di non essere preparato, ma si può rimediare. Ma ritorno al punto 1: siamo d’accordo che 33 ore (di facciata, che diventeranno non più di 25) annuali (!) possano bastare per parlare di Cristianesimo, Ebraismo, Islam, Induismo, Buddhismo, Taoismo e religioni africane?
O forse, contrariamente a chi vorrebbe abolire l’ora di religione, si potrebbe persino ritenere ragionevole – per quanto irrealizzabile – pensare a un ampliamento dell’orario?

Lorenzo Galliani

 

 

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